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SANFRE' OGGI


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Un castello che risale al 1200, romanticamente arroccato in questa piccolissima città e abbracciato da un parco che saluta le Alpi

Sanfrè è un Paese piccolo che ha fatto della tradizione del passato un punto di forza nel presente: sagre e manifestazioni divertono chi le crea e chi le vive. E' un paese che vive e si rimbocca le maniche continuamente senza fermarsi mai, forte della sua storia e pronto per il suo futuro.

A vocazione prevalentemente agricola, il paese sta conoscendo in questi ultimissimi anni una notevole espansione anche industriale.

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La parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, eretta intorno al 1712 e disegnata dall’architetto Francesco Gallo, è lascito che non potete evitare di ammirare.

Poco distante, lungo un antico percorso, sorge un pilone. Alle sue spalle sorge la chiesa dei Santi Agostino (Battuti Bianchi). Qui i santi sono tanti e si fanno compagnia. Presso l’abside si trovava il cimitero della parrocchia, ora spostato nel piano. Ristrutturata nel 1871, conserva, nelle parti originarie, una certa antichità, con un piccolo campanile a vela, navata seicentesca e portico. C'è anche la Chiesa della confraternite dei Battuti neri, lungo la strada principale dell’abitato, in pianura. L’odierna chiesa, completamente dipinta all’interno, è una ricostruzione in stile barocco di un edificio già descritto dalla relazione di visita pastorale del 1596.

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A Sanfrè c'è poi il complesso "Motta degli Isnardi", che è riuscito a conservare la struttura dell'epoca, che ricorda a chi la vede la borgata rurale del '500-'600

Il santuario, posto nel piano, verso Sommariva Bosco, fu eretto, secondo la tradizione, come ringraziamento per lo scampato pericolo in seguito alla grande peste del 1630. E’ stata parzialmente ricostruita nel 1920.

Sanfrè vanta altre due chiese. La prima è la Chiesa della Madonna dell’Addolorata. Cappella della borgata dei Martini, ricostruita nel 1916, si orna di una campana del 1436 che, fusa dai Valfrè di Bra, era origine nella cascina Bafometto di Bra. Una curiosa ipotesi lega l’immagine di San Martino impressa sulla campana alla cascina di provenienza, forse di pertinenza dei Templari, significativa sarebbe infatti la misteriosa denominazione di Bafometto, nome emerso durante il lungo processo intentato all’Ordine da Filippo il bello, re di Francia.

C'è poila Chiesa di sant’Orsola, posta sulla strada che dalla parrocchiale sale verso il castello, da tempo sconsacrata, attualmente apparteneva alla Compagnia delle Umiliate.

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Particolare è la torre su tre piani con annessa la casaforte.

Mentre a Siena si svolge il famoso palio, anche qui c’è un evento invidiabile in occasione della festa patronale dei Corpi Santi di ottobre: il Palio dei Borghi e il Palio delle galline: una sfida tra borghi all’ultima zampata, in un delirio di coccodè che si svolge sempre la seconda domenica di ottobre. 

Nel periodo natalizio, per la festività dell'Epifania, viene allestito un presepe vivente con 200 personaggi e vecchi mestieri, oltre al famoso e bellissimo presepe meccanico all'interno di una piccola chiesa.

Durante il periodo estivo si svolge il Memorial Andrea Soligo


SANFRE' IERI


Sanfrè è un comune di poco più di 3000 abitanti, ai margini del Roero, del quale si hanno notizie già nel XI secolo sotto il nome di Castrum Sifridi o Sigifridi: inizialmente terra dei De Brayda e poi feudo degli Isnardi.

Ai margini dell’antica Silva popularis, Sanfrè fu oggetto d’interesse già in epoca romana, specialmente per quanto riguarda le aree di pianura dove passava, ieri come oggi, la strada che da Pollenzo porta a Torino.

In età mediovale, l’abitato sorto intorno alla chiesa della Trinità (frazione Martini), ora isolata, si accresce a lato della chiesa di S.Maria. Nel 1098 (come riportano le fonti) il territorio viene ceduto da Umberto II di Savoia al vescovo d’Asti, dal quale, per infeudamento, ai Signori di Manzano e Sommariva Perno.

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Nasce l’Austisio

La formazione dell’Austisio, l’alleanza di Comuni (sostanzialmente riconducibili all’attuale Roero) che si oppone al Comune di Asti, registra, nel 1203 l’adesione di un Enrico di Santo Stefano per la sua parte del castello di Sanfrè.

Pochi anni dopo i signori di Manzano si sottomettono per la loro parte ai Marchesi di Saluzzo. I De Brayda, vassalli del vescovo d’Asti, posseggono la parte restante del feudo.

In quegli anni viene lentamente abbandonato il vecchio insediamento (la chiesa della Trinità frazione Martini), a favore dell’area a margine della pianura, dominata da un castello di nuva costruzione. L’interesse del Comune astigiano per l’area braidese si manifesta con forza nel 1228, quando De Brayda sono costretti a vendere ad Asti i loro feudi in Bra e Sanfrè.

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L’ascesa dei Conti Isnardi

Gli Isnardi entrano nella storia di Sanfrè nel 1284, quando ricevono l’intero feudo da Galeazzo Visconti.

Nell’ultimo quarto del ‘300, i Roero, presenti in molti feudi della zona, emergono anche in Sanfrè dove, per acquisto giungono a possedere un quarto del feudo che, nel 1405, perviene alla linea con Monticello d’Alba.

Nel 1570, dopo un lungo periodo in cui le quote del feudo sono inalterate, Lelio Roero, per far fronte alle grandi spese derivatagli da una causa di successione, vende ai Conti Isnardi la sua parte di Sanfrè. Per loro inizia una stagione di nuove fortune; quasi nello stesso periodo infatti, acquisiscono una parte di Montaldo e il feudo di Montà. Inoltre, in Sanfrè, oltre l’intero feudo, dispongono di un cospicuo patrimonio fondiario.

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Il tramonto del Feudo

La morte senza figli nel 1770 di Angelo Carlo Francesco Isnardi porta alla spartizione del feudo tra i De Souza e i De Silva Tarouka; l’opposizione legale di Teodoro Roero di Guarene, che avanza diritti di successione, porta ad una lunga vicenda giudiziaria che finirà per dar torto ai Roero.

L’origine del suo nome non è chiara: alcuni la fanno risalire al nome di Sant’Iffredo qui martirizzato dai Saraceni, secondo altri invece è un semplice riferimento al clima fresco di questa terra circondata dai boschi tra collina e pianura.

Possedeva anticamente due castelli, il nuovo e il vecchio. Il primo di essi era di Bonifacio di Braida. Nel 1320 ne acquistarono parte di giurisdizione gli Asinari e i Rotario, e successivamente un Ambrogio Poggio, dottore in legge.